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Elettrofisiologia

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Referente: dott. Giuseppe De Martino

Attraverso il servizio di elettrofisiologia ove è possibile valutare il sistema elettrico del cuore attraverso lo studio Elettrofisiologico cardiaco (SEF). Durante lo studio elettrofisiolgico lo specialista induce l’aritmia e ottiene informazioni per  individuare le specifiche aree del cuore da cui originano gli impulsi elettrici anomali che causano scompenso. Questo esame è raccomandato a pazienti che hanno disturbi del ritmo cardiaco o per persone che possono essere a rischio di morte improvvisa aritmica.

Le informazioni raccolte durante questo esame ci consentono di scegliere il trattamento migliore, di verificare l’efficacia dei farmaci somministrati e di predire il rischio di un futuro evento cardiaco.

Inoltre grazie a questo esame si può accertare la necessità dell’impianto di un dispositivo (Pacemaker o Defibrillatore) o di un trattamento di Ablazione con Radiofrequenza.

Come si esegue uno studio elettrofisiologico? Il paziente viene posto in stato di sedazione cosciente che consente l’inserimento dei cateteri (sonde sottili e flessibili) nelle vene dell’inguine. Si giunge così fino al cuore e  attraverso l’apparecchiatura a raggi X  si può registrare il segnale elettrico nel punto di contatto grazie agli elettrocateteri collegati ad un computer esterno. Si ricostruisce la sequenza di attivazione elettrica del cuore. Lo specialista può innescare senza rischi le aritmie che causano i disturbi al paziente. Una volta che la sede ed il tipo di anomalia sono state confermate, lo specialista può somministrare farmaci specifici o stimolare il cuore  per ripristinare il ritmo regolare.  Durante la procedura, che dura un paio d’ore, il paziente è sedato ma sveglio e fare domande o decidere di addormentarsi.  Conclusa la procedura il paziente dovrà restare per quattro-sei ore a letto al termine delle quali riprenderà le normali abitudini.

Con le informazioni ottenute dallo studio e comparandole con il quadro clinico acquisito in precedenza , il cardiologo sceglierà il trattamento più appropriato: ad esempio l’impianto di un defibrillatore cardiaco impiantabile (ICD) o di un pacemaker, o eseguirà un’ablazione della zona di cuore che causa l’aritmia.